Preso atto dell’emanazione del d.l. 17 febbraio 2017, n. 13 (Disposizioni urgenti per l’accelerazione dei procedimenti in materia di protezione internazionale, nonché per il contrasto dell’immigrazione illegale),
Rilevato che la normativa entrata in vigore incide notevolmente sull’esercizio del diritto di difesa e sull’effettività dell’esercizio dei diritti da parte delle persone straniere interessate
si osserva quanto segue:
- L’eliminazione del grado di appello produce un’obiettiva riduzione delle garanzie processuali, come denunciato dalla stessa Associazione nazionale magistrati che ha evidenziato l'irragionevolezza di tale scelta in un ordinamento processuale come il nostro in cui la garanzia del doppio grado è la norma, con conseguente aggravio di contenzioso innanzi al giudice di legittimità;
- La previsione di una fase giurisdizionale di merito meramente cartolare costituisce violazione del principio del contraddittorio e della pubblicità del processo sanciti dalla giurisprudenza costituzionale e della Corte EDU;
- L’erosione del diritto di difesa consegue anche alle disposizioni in materia di videoconferenza in sede di convalida del trattenimento presso i CPR (adesso riservata ai procedimenti penali in materia di criminalità organizzata), di notifiche delle comunicazioni da parte di privati che assumono all’uopo la qualità di pubblici ufficiali, di eliminazione della sospensione feriale dei termini, di previsione –in determinati casi – di presunzione di infondatezza, anche ai fini della revoca del patrocinio a spese dello Stato;
- La previsione di sole 14 sezioni specializzate per trattare i principali procedimenti in materia di protezione internazionale e immigrazione renderà inoltre più difficoltoso il diritto di difesa della parte, che si troverà lontana dal Foro di discussione della propria controversia. L'accentramento dei procedimenti in pochi Tribunali rischia di accentuare le attuali difficoltà degli Uffici giudiziari coinvolti, tra cui Torino, che vedranno ulteriormente aumentare il carico di lavoro.
A tal fine il Consiglio si adopererà per sensibilizzare il CNF, l'Unione Regionale degli Ordini distrettuali ed i Parlamentari del distretto affinchè il diritto di difesa non venga definitivamente compromesso in sede di conversione del decreto legge.